Arno Grohovaz nacque a Fiume nel giugno del 1927 da Narciso Grohovaz, che fu uno dei legionari di D'Annunzio. Narciso era un fratello del mio bisnonno Angelo Grohovaz.
Suo fratello Aldo era il padre di Valentina Grohovaz. Durante la seconda guerra mondiale Arno entrò nelle fila dei partigiani che combatterono i tedeschi, ma nel 13-07-1944 fu catturato e imprigionato nel carcere del Coroneo di Trieste. Nel 26-08-44 fu preso dalle S.S., passò forse per il campo di concentramento fascista Risiera di San Sabba (sempre a Trieste) prima di essere portato nel campo di lavoro di Schörgenhub (Linz), in Austria, dove morì di tubercolosi il 22-03-1945 sotto il falso nome di Orlando ad appena 18 anni.
Il campo di Schörgenhub* era il campo di lavoro degli operai
della Reichsbahn, una società che costruiva essenzialmente binari ferroviari. Nel 1943, relativamente tardi, la
Gestapo di Linz decise di allestire un campo per gli oppositori che vengono destinati ai lavori forzati nel "Campo di educazione al lavoro
(AEL)". Questi differiscono da un campo di concentramento in quanto
sono limitati nella durata del soggiorno. Lì c'erano circa 200 posti letto, "sufficienti" per un numero compreso da 300 a 500 prigionieri. Il campo non era particolarmente
grande, circa 1,8 ettari. Da gennaio a maggio 1945
furono incarcerate circa 1.000 persone, il che si spiega soprattutto con il fatto che dopo i bombardamenti e la distruzione di
varie prigioni della città, i sopravvissuti furono portati lì. Forse il campo di educazione al lavoro
non era altro che il 4° sotto-campo di Mauthausen nell'area della
città di Linz, ovvero un campo di concentramento.Ciò è
supportato anche dal fatto che l'AEL Schörgenhub è, a causa delle
condizioni di pericolo di vita, anch'esso considerato dai detenuti ul
“campo di concentramento di Kleinmünchen”.Il comandante del campo era un
“Obersturmführer” di nome Heinrich Mayer.
Le condizioni carcerarie per i detenuti
normali erano catastrofiche, pessime.
La situazione nutrizionale (i
sopravvissuti riferiscono che la loro perdita di peso variava dai sei
ai dodici chili in un periodo compreso tra i due e le quattro
settimane) era la seguente: “Nel campo di educazione al lavoro
non avevamo nemmeno un quarto di pane, ma un ottavo di pane, ovvero
125 grammi al giorno. E per questo pane dovevamo camminare. Andare verso lo sportellino della distribuzione del pane, dove
venivano buttati i pezzi. Chiunque non camminasse veniva colpito e
picchiato con un bastone finché non cadeva e urlava. E chi non
riusciva a prendere questi 125 grammi, la sua razione giornaliera,
doveva continuare a camminare, e questo pane rimaneva sul pavimento. E
alla fine sopra c'erano diverse dozzine di pezzi di pane sul
pavimento. E nessuno poteva raccoglierli".
Le condizioni igieniche erano
indescrivibili: “Ad esempio Sergio B. (ÖVF 2149), che nel
febbraio 1945 non aveva ancora 18 anni: Per l'igiene c'era una
tanica di benzina con un'asse su cui sedermi su cui non mi alzavo
mai, perché era troppo alto. Due persone dormivano in un letto
ciascuna [...]. Invece di un materasso c'erano tre assi lunghe,
ciascuna larga circa 20 cm. Cosa che aggiungeva al tutto altro
tormento, perché se ti muovevi di notte rimanevi involontariamente
pizzicato tra le assi.”
“Nel campo venivano usate misure dure:
uccisioni, percosse, umiliazioni. Particolarmente bastardo
era
l'assistente del comandante, un ucraino.... Camminava sempre con un
bastone o
con manganelli di metallo, picchiava i detenuti senza
motivo, aizzava contro di loro i cani, che li mordevano.
Ci sono
state anche delle fucilazioni. Hanno deposto i corpi sul posto sotto
i riflettori e
hanno portato in giro per il corpo come deterrente.
Era un vero campo di prigionia
sempre affamati e sempre
infreddoliti, dormivamo su brande nude in quelle caserma non
riscaldata."
L'assistenza medica consisteva solo
nella somministrazione di carbone attivo
l'unico farmaco a
disposizione del medico del campo. Un ex prigioniero racconta: “Ci
guidavano ogni giorno. Andavamo al lavoro sotto la sorveglianza
delle SS, indossando gli abiti a righe dei detenuti dei campi di
concentramento e gli zoccoli di legno. Abbiamo fatto il lavoro più
duro: posare rotaie e traversine.
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Posizione geografica di Schorgenhub |
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L'area in cui c'era il campo di lavoro |
Il pacco ricevuto da Arno conteneva 1 soprabito; 2 giacche; 2 camice; 3 mutande; 2 canottiere; 1 paio di calzoni; 3 fazzoletti; 3 paia di calze; 1 asciugamano; 3 saponette. Arno scrive:"Sto bene. Saluti e baci, tuo Arno. Ho ricevuto 2 pacchetti di sigarette. Saluti e baci, Arno."
Il contenuto del secondo pacco, contenente cibo, ricevuto da Arno. 2 barattoli di marmellata; 2 filoni di pane; 1 pezzo di formaggio; 1 pezzo fritto (?); 5 ? all'olio. Arno scrive:" Sto bene, mandatemi scarponi, sale, asciugamani, sapone, dentifricio. Saluti a tutti, Arno. Prego andare ad avvertire Giacomo La Marmora che Claudio è al Coroneo, che gli mandino analoghe cose. Consigliatelo."
L'edificio del complesso carcerario in cui era imprigionato Arno
Le celle della sezione del carcere dove era detenuto
*Per la parte relativa al campo di lavoro di Shorgenhub si ringrazia la Dott.ssa Christine Todter, autrice della tesi in "Pedagogia nei luoghi della memoria" intitolata "Das
Arbeitserziehungslager
Schörgenhub" (Il Campo di educazione al lavoro di Schörgenhub). Quanto riportato a riguardo in questo post è una traduzione e rielaborazione del suo lavoro.
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